Château Lafite Rothschild 2018

Chateau Lafite-Rothschild 2018

Premier Grand Cru Classé Pauillac

Il primo riferimento storico ove si cita Lafite risale al 1234, dell’abate Gombaud de Lafite del monastero di Vertheuil, piccolo borgo a nord di Pauillac, area nella quale già esisteva una signoria in epoca medievale. Il nome deriva dal guascone “La Hite”, ovverosia ‘piccola collina’. La famiglia dei Ségur inizia a piantare la vigna nel 1670 e già nel 1707 la Gazzetta Ufficiale di Londra pubblica un articolo nel quale si narrano le qualità di questo grande vino citato come “New French Clarets”, venduto a bordo delle navi della marina britannica e acquistato in barrique persino da Robert Walpole, primo ministro di sua Maestà.

A quel tempo, infatti, i francesi ancora non mostravano particolare interesse per il vino rosso di Bordeaux, e la fama del castello si deve dunque anche ad “ambasciatori” insospettabili, quali il medico del Cardinale Richelieu, che glielo prescrive come miglior tonico per la salute. Descritto poi come “ambrosia degli dei nell’Olimpo” al sovrano Luigi XV, da quel momento in avanti nelle corti nobili francesi non si parla più di vino di Lafite, bensì di “vino del Re”.

In seguito è un giovane ambasciatore dei neonati Stati Uniti d’America, nel 1787, a visitare le migliori cantine del Médoc: il suo nome è Thomas Jefferson e rimarrà fedele a vita ai vini di Bordeaux. Durante il periodo del Terrore successivo alla Rivoluzione francese, come accaduto a molti altri châteaux, anche Lafite viene sottratto ai nobili per essere venduto all’asta a degli olandesi; nel 1868 giunge nelle mani del Barone James Rothschild, capo del ramo francese della nota famiglia di banchieri, che vi è tuttora proprietaria.

Nel 1855 viene stilata la classificazione dei vini del Médoc, che lo conferma immediatamente al vertice della appellazione di Pauillac.

Si tratta di una delle tenute vitate tra le più estese del Médoc con 107 ettari, 70% dei quali impiantati a Cabernet Sauvignon, 25% a Merlot, 3% a Cabernet Franc e 2% a Petit Verdot. In rarissime occasioni alcune annate sono 100% Cabernet sauvignon.

In degustazione si presenta asciutto, con note di frutta fresca, rovere e leggero sentore di sigari; tutto ciò rende il vino di Pauillac incomparabile, ed oltre a questo, Lafite è fine e morbido.

Millesimo 2018


È un’annata terribile a causa delle difficoltà imposte dalla natura, che lo staff tecnico di Château Lafite Rothschild affronta con solerte impegno e competenza. L’inverno si presenta freddo e piovoso e la primavera umida, aprendo la strada alla peronospora che si abbatte sul vigneto. Una radiosa estate sovverte tuttavia ai mesi precedenti, facendo giungere alla vendemmia bacche perfettamente sane e sublimi, dotate di un’eccellente maturità.

La composizione del millesimo è di Cabernet Sauvignon (91%), Merlot (8,5%) e Petit Verdot (0,5%), donando al nettare un colore viola scuro tendente al nero e aromi incomparabili al naso con note di lillà e rose rosse, di terra fragrante, cannella, ciliegie e frutta matura.

Al palato il vino rivela un tessuto solido e splendido, dai tannini più finemente cesellati che si siano mai potuti cogliere. La struttura di medio corpo denota poi anche aromi floreali e note minerali, conducendo a un finale che non termina davvero più.

Evolutosi su Lafite in un nettare eccezionale, questo millesimo viene premiato da Parker con un emozionante punteggio massimo.

Se questo vino non farà scalpitare i cuori degli amanti dei vini bordolesi, allora nient’altro può riuscirci.

Un duplice festeggiamento per il vino che segna i suoi primi 150 anni di viticoltura dei Domaines Barons de Rothschild.