(neo) Cru Bourgeois Exceptionnel, St. Estèphe
Le origini del castello sono antiche e rimontano all’anno 1564, quando il Domaine de “La Doys” era detenuto dai signori di Lafite; la successiva gestione della famiglia Barre per oltre 150 anni forgia l’identità e la struttura di un vino piuttosto rinomato, tanto che la prima edizione della guida Cocks et Férét cita Lilian Ladouys come uno dei migliori vini di Saint-Estèphe e lo status di Cru Bourgeois Supérieur ottenuto nel 1932 lo conferma ulteriormente.
Poi, è l’avvento della famiglia Lorenzetti a dare ancor più lustro a questa gemma: la tenuta si estende oggi su 80 ettari di suolo perlopiù gravelloso, con un 20% di terroir argillo-calcareo. Le vigne sono impiantate a Merlot per metà e a Cabernet Sauvignon per il 45%, con una piccola residuale di Petit Verdot al 4% e di Cabernet Franc al 1%.
Il 20 febbraio 2020 viene ridefinita la scala dei Cru Bourgeois di Bordeaux tra Crus Bourgeois semplici, Supérieurs e Exceptionnels: su 249 proprietà solo 14 vengono designate come Cru Bourgeois Exceptionnel, dopo una selezione rigorosa ad opera di una giuria di esperti indipendenti.
Lilian Ladouys si aggiudica tale prestigioso riconoscimento, premiando così il certosino lavoro della Famiglia Lorenzetti e di tutto lo staff portato avanti sin dal 2008 con la ristrutturazione e l’ampliamento dei vigneti, l’adozione di pratiche più virtuose e la modernizzazione delle strutture. Nel medesimo anno diviene inoltre ufficiale l’impegno del castello alla conversione 100% biologica.
Millesimo 2018
I riflessi dei notevoli lavori di rinnovamento portati avanti dal castello iniziano a riverberarsi proprio sul vino dell’annata 2018, così come i vitigni dal terroir gravelloso da poco aggiunti nella composizione: il blend di 59% di Cabernet Sauvignon, 37% Merlot e 4% Petit Verdot evoca fin da subito note di cioccolato fondente, frutti di bosco e liquirizia, ricco e vivace al palato e dai tannini ben distinti.
Il Cabernet Sauvignon la fa da padrone con tutta la sua potente eleganza, mentre l’apporto del Merlot congiunge la sua caratteristica delicatezza ai sentori di menta piperita e spezie donati dal Petit Verdot. Ne risulta un vino profondo e concentrato, seducente al punto da non poterne ancora intuire del tutto l’estensione negli anni.
Il finale è un tocco minerale e deliziosamente goloso di caramello al burro salato.