
1er Grand Cru Classé A
Saint Emilion
Così come per Château Ausone, anche la storia di Pavie risale all’epoca romana, con un nome che rievoca i filari di pesche, ovvero appunto i “pavies” lì collocati un tempo.
La struttura attuale è stata riorganizzata da Ferdinand Bouffard alla fine del 19° secolo acquisendo proprietà da svariate famiglie; successivi passaggi di mano fanno approdare la tenuta nelle mani di Gerard Perse, miliardario parigino già proprietario di Château Monbousquet e Château Pavie-Decesse, che modernizza Château Pavie in ogni ambito.
Agricoltura organica e sostenibile con rese basse, incoraggiamento della malolattica, la direzione di Michel Rolland, winemaker e autorità assoluta nel panorama vinicolo mondiale: il vino diviene via via più concentrato e intenso nel corso del tempo e Pavie ottiene infine la classificazione di Premier Grand Cru Classé (A) nel 2012, mentre la precedente denominazione di Classé B era stata assegnata nel 1954.
I trentasette ettari della proprietà giacciono su di un altopiano calcareo perfetto per il Merlot, il Cabernet Sauvignon e il Cabernet Franc della zona, grazie ad una base di argilla sabbiosa e sassosa che si fa più densa e profonda sul costone. Le 50.000 bottiglie prodotte ogni anno sanno mettere d’accordo tanto gli appassionati quanto la critica delle riviste di settore.
Millesimo 2020
Meravigliosamente vibrante, ricco e denso come l’inchiostro, quest’annata di Pavie pulsa d’energia dall’inizio alla fine, grazie ai suoi tanti elementi straordinariamente bilanciati, e confermandosi così come uno dei vini migliori del millesimo 2020.
Composto di 50% Merlot, 34% Cabernet Franc e 16% Cabernet Sauvignon, viene affinato in fusti di quercia nuovi al 75% e si mostra incredibile in ogni possibile maniera grazie a un sensazionale bouquet di cassis, tabacco affumicato, cioccolato, grafite, tartufo bianco, eucalipto, anice stellato, note floreali.
Con una struttura di pieno corpo dai tannini sinuosamente integrati, sino al suo muscoloso cuore fruttato e finemente cesellato, è uno di quei vini che richiede di essere degustato per poter credere per davvero a ciò che si ha nel bicchiere: pura perfezione su velluto rosso, un vino edonistico e cerebrale.
Uno splendido e disarmante paradosso, per certi versi, grazie alla sua stratificazione minerale e al finale interminabile.